Non mi lamento; volare è una figata, anche quando il sediolino è stretto, anche quando le ginocchia cozzano, anche quando il pasto hindi che hai scelto per variare, sul sito della Emirates, proprio non lo digerisci.

E’ ordine e disciplina quella che ti accoglie a Tokyo; le strade sono multipiano, si viaggia su più livelli fino alla tua uscita e solo allora scendi a livello 0, quello degli umani. Strade deserte e silenzio quasi irreale: è circa l’1 am.

Primo ostacolo: tramutare il voucher per il JR pass – l’abbonamento ai treni, fondamentale per non aprire un mutuo per l’acquisto biglietti – nel JR pass vero e proprio – perché ancora ciò, nel 2016?. I punti dove fare questa operazione sono pochi e quelli nelle stazioni principali prevedono almeno 1h di fila con turisti di tutto il mondo. Ma Ikebukuru station è una salvata: una stazione un po’ più defilata; siamo praticamente gli unici a scambiare il voucher.

Ci avviamo verso Shibuya per l’incrocio più affollato della capitale, ma data l’ora non c’è molta gente. Almeno il cane. A piedi fino al giardino dello Yoyogi park dove già qualcuno timidamente fa l’hanami. Poi il meiji temple, ma non c’è traccia dei cosplayers.

Torniamo su verso Shinjuku; ci vediamo il quartiere a luci rosse subito dopo pranzo, dopo un lurido sushi con i binari, e puoi solo immaginare il casino che ci sarà qui la sera, a Kabukicho. In 2 non si sentono benissimo dopo, sarà colpa del sushi?

Pomeriggio a Ginza; purtroppo il Kabuchi Theater è chiuso fino al 2 aprile. Si va a caccia di edifici di grido architettonico. Io non sono molto per la quale e mi faccio un thè solo soletto. Qui cambia già un po’ la fauna, molti benestanti, si vede, molti europei. Persi nello shopping dopo andiamo a Roppongi ma l’acquazzone ci fa fare su e giù per 41 piani prima di deciderci ad acquistare un ombrello (che sono un po’ come il book crossing, scopriremo). A Roppongi hill ceniamo in una di quelle trattorie giapponesi che è un po’ un’odissea che devi pagare prima, che è un po’ una sola, che è molto buona per me che non è un paese per vegetariani.

Sveglia ore 5 operativo 5.30. Al mercato alle 5.45. Però per l’asta dei tonni bisognava stare li alle 3 e farsi 2h di fila col rischio che poi non entravi. E vaffanculo allora. L’outer market è valido. Tutto molto ordinato e pulito anche dove c’è la bettola. Si parte con l’ostrica, si prosegue con cappesante grigliate e si finisce con tazzone di Toro e Uova di ricci. Sublime. Torniamo in hotel, piccola pennica, poi via verso il palazzo reale, ci vediamo i giardini da un ingresso laterale ed evitiamo la folla di milioni di persone che si mettono ligiamente in fila.

Poi di nuovo in metro, verso la fioritura del parco Ueno. Ci sarà mezzo milione di persone che hanno deciso di fare lo stesso itinerario. Ammiriamo la bravura di le Corbusier al padiglione delle arti (peraltro mezzo chiuso) con un’atmosfera di abbandono stile unione sovietica, affrettiamo il passo verso la kilometrata di ciliegi non ancora completamente esplosi, ma nel frattempo sono sbocciati i jap che si godono l’hanami. Godere forse non è la parola più appropriata per questo tipo di avvenimento sociale, almeno secondo i miei parametri. Sono tutti azzeccati l’un l’altro, con mezzo milione di persone che ti pascolano accanto, ma Tokyo va così. Proseguiamo al ritmo di marcia funebre fino alla fine del viale sulla sinistra e arriviamo alla strada di Ameyoko, che ricorda un po’ la Carnaby Street Londinese dei tempi che fu, almeno da un punto di vista di animazione e di commercio. Tanti tanti negozi di scarpe, magliette, paccottiglia varia. Alla fine altra metro, sosta rinfrancante al caffè negli inferi con wifi e un paio d’ore a cazzeggiare ad Akihabara, la electric city, compreso lo Yadobashi Akiba un tempio dell’elettronica. Due ore fatali perché arriviamo ad Asakusa che è già buio e tutto sta chiudendo. Qui alle 19 caschi il mondo si tira giù la saracinesca, peggio dei ministeriali italiani. Varcato il Kiminarimon Gate e fatta la Nakamise Rd con un mercato centenario alla velocità della luce, giusto il tempo per qualche scatto al tempio Sensoji prima di perderci nelle viuzze intorno, piene di trattorie japu che neanche hanno un menù in inglese e di parlarlo anche no grazie, che alle 19 chiudono le cucine. Ci fermiamo per una cena così così in un locale molto carino, ordinando per indicazione.

Oggi è tutto un incastro. Entro le 9 il treno per Kobuchizawa, poi presto presto entro le 13.15 per il treno della Kuomi Line per Sakudaira dove ci aspetta la shinkansen che poi per non stare fermi 2 h scendiamo a Nagano, tutto sul filo del minuti. Bello comunque il museo di Keith Haring sia per i pezzi che per il museo in stesso. Visto in totale solitaria tutto nostro. E ottimi i noodles della sciuretta alla stazione.

LA CIVILTA? è Ogni Jap che esce alle 7 del mattino ritornando a casa alle 23 gode di alcuni diritti fondamentali: dormire (quasi) ovunque, mangiare ovunque (avoja di ristorantini con zupponi di noodles a 4€) muoversi liberamente con i mezzi pubblici, andare al cesso ovunque (ce n’è uno pubblico ogni 100m, anche sui vagoni della metro). Il tutto super-pulito (che non è una cosa scontata).

Arriviamo a Kanazawa che è già buio, prendiamo possesso del hotel e aspettiamo le ladies. Facciamo un giretto notturno nella zona delle case dei samurai a Nagamachi che ci regala pregevoli esterni. Ci fermiamo a mangiare da una sciura che non capisce neanche YES. Esperienza divertente, conto inaspettatamente salato.

Il giorno dopo alle 8,30 siamo pronti per una giornata full-time in giro, si inizia con i giardini KENROKU-EN, quelle delle 6 virtù che deve avere un giardino per essere tale, assieme d una micro cerimonia del thè un po’ per turisti ma bello. Passiamo poi il ponte che porta al castello, molto bello ed elegante il Kanazawa-Jo.

Riprendiamo l’autobus per la zona dei templi che cercavamo ieri notte nel quartiere Teramachi ma la febbre che sale non me lo fa godere. E non riusciamo ad entrare al ninja tempe, quello con 600 passaggi super segreti, dato che non avevamo prenotato.

Altro bus fino al mercato di Omicho, bello ordinato e pulito. Qui troviamo una caratteristica che si ripeterà: le strade coperte. Anguilla alla brace laccata a 24€, mercato per nulla economico.

Finiamo il pomeriggio al quartiere delle gheishe Higashi Chaya-Ga, molto ben tenuto e molto sobrio. Molte case sono diventate negozi, ma senza lo sfarzo cinese, mantenendo comunque uno stile e una sobrietà invidiabile. Alle 17 mi fiondo a letto imbottito d’aspirina; saranno 15h di sonno filato.

Nottatona da leone anestetizzato e via come una rosa verso la stazione. Shinkanzen fino a Toyama e poi un bel treno locale super-panoramico per Takayama, che ci fa godere l’itinerario scenico tra le montagne (se non dormissimo). Ore 11 check-inati e pronti ad esplorare Takayama, che è poco più di un paesello e si visita comodamente in una giornata.

A sole 3 quadre dalla stazione c’è il centro storico, tra il fiume e i colli con i templi tra i boschi. Un bel dedalo di case di legno ben conservate e viuzze, oramai dedicate al commercio e ai turisti. Basta comunque uscire dalle più battute per trovare l’antiquario con sorprese e prezzi umani.

Nella zona dei templi veniamo anche rinfrancati da un ottimo espresso in un piccolo bijoux bar tenuto da una coppia che quando sentono che siamo italiani danno di matto. I miei complimenti per il suo espresso lo stendono. Aspettiamo il buio continuando a girare tra templi e negozietti. La sera è dedicata alla Hida Beef che non digerisco. Sto malissimo di notte (in bianco) e il mattino dopo mi salta Hida No Sato.

Salgo sul treno super-panoramico vs Nagoya che ancora rutto e bestemmio, ma almeno perdo i sensi per un paio d’ore. Arrivo a Kyoto un po’ rimesso, ma è il weke ed è il delirio di gente in centro, considerando pure che stiamo su una delle due strade commerciali che delimitano il centro. Prendiamo un grande taxi per la stazione: casa piccola con mezzo bagno stile barca con cesso e doccia assieme. E’ già quasi buio ma comunque usciamo per un giro in centro, vs Yagashiyama, ma ci sono davvero milioni di persone in strada. Nella via delle gheishe GION scatta proprio il safari foto grafico a queste donnine che se ne vanno fujenno. Bello però col rumore degli zoccoli. Bello anche il parchetto alla fine coi tempietti, poi proseguiamo lungo il percorso pedonale che si snoda parallelo alla Higashi Dori ritornando poi verso Gion. Siamo stremati e alla ricerca di un sushi, ma a kyoto tanta carne e niente sushi. Ripieghiamo su u teppanyaki sotto casa dove tutto è superdolce. Io non tocco praticamente nulla.

Mi sveglio un po’ meglio; è domenica a Kyoto c’è il delirio e noi ce ne andiamo a Nara (come se li non ci fosse nessuno). 50 minuti di treno e mi aspetto un placido paesino invece anche qui la zona della stazione diventa una jungla di acciaio e cemento. Saltiamo sul bus che fa il loop – tutto super comodo come trasporti qui in Giappone – e ci mollano all’inizio del parco Nara Koen che non si rivelerà per niente piccolo.

Subito tutti si fiondano sui primi cerbiatti tipo safari fotografico c’è anche la sposa e la venere di botticelli. Proseguiamo a piedi verso il tempio principale, il TODAI JI edificio in legno più grande del mondo con buddah da 16m. E’ davvero emozionante, forse la prima vera in questo viaggio in Jap che spesso esalta troppo la sobrietà. Sosta rifocillante con un ottimo soba e poi proseguiamo verso il secondo tempio santuario Kagusa Taisha che con la sua sala con le lanterne mi emoziona ancora. Ed è anche molto bella la passeggiata nel bosco per andare verso il bus. Bello anche il boschetto dei ciliegi dove anche noi facciamo i nostri 10 minuti di hanami. Insomma tutto molto bello, Nara da sola vale il viaggio.

Arrivati a Kyoto ci fiondiamo vs Maruyama park per scoprire un mondo di bancarelle e hanami a lume di candela e anche noi hanamiamo con spiedino e birra sotto le stelle e i ciliegi. Poi tornando verso casa l’ardua impresa di trovare un susharolo x domani, ultima cena di chicca.

Giornata dedicata a Kyoto, un piccolo tour de force con nell’ordine prenotazione imperial house, torii rossi, 2 templi, palazzo reale, castello.  Questa cosa di dover prenotare il palazzo reale attraverso un permesso e doverci andare fisicamente di persona la trovo un po’ anacronistica. Levataccia e prenotazione per le 14. Susy prenota la villa per lei domani. Prendiamo il treno fino al tempio di Fushimi Inari quello delle porte rosse. E’ un po’ come San Luca a Bologna, si arrampica su per le colline attraverso i portali. Noi ne facciamo solo un pezzo, ma bello bello bello.

Tornati in stazione proseguiamo a piedi vs i 2 templi dello scisma: il primo sulla via principale Higashi Hongan è molto imponente; il secondo Nishi Hongan è un po’ più piccolo un po’ più lavorato. Col senno di poi il secondo pure evitabile. Ore 13.40 puntualissimi al palazzo reale; il tour di 1h è (purtroppo) guidato ed il palazzo è un po’ un museo fine a se stesso che non puoi toccare o avvicinarti; molto bello il giardino. Nel complesso, saltabile, ma è gratis.

Rimaniamo in zona x chiudere la giornata al Nijo-jo il castello dello shogun. Arriviamo pelo pelo ultima visitah16 (che alle 17 tutti a casa). Più che un castello un palazzo fortificato con un percorso obbligatorio, ma l’interno del palazzo è super valido, con ambientazioni e scene di vita giornaliera dello shogun ben ricostruite per non parlare delle pitture alle pareti. Anche il giardino è ovviamente molto bello con tanti ciliegi.

Con la metro scendiamo a city hall e ci facciamo la strada coperta piena di magazzini, la Teramachi, molto valida. Ripassiamo per casa e poi il susharolo promesso a Chicca: almeno io e lei ce lo godiamo.

In jap funziona tutto, non abbiamo trovato mai una scala mobile o un’ascensore non funzionante, una macchinetta del caffè / bibita guasta, un treno che non si fermasse con la porta nello spazio prestabilito. Ma il japu, quando viaggia, per non sentirsi frustrato dove va? Forse Germania e Svizzera in Europa. Al limite Canada e Singapore?

Ultimo giorno a Kyoto, ultimo giorno di pedalate. Susan va via presto a vedere la sua villa e noi con più calma verso la foresta di bambù di Arashyiama molto bella e scenica anche se come al solito c’è un miliardo di persone in giro. Torniamo e a piedi ci aspetta il tempio dei 1000 budda che poi sono 1000 khannon. SanjuSangen-do bellissimo e imperdibile; peccato niente foto. Poi ancora con la luce del sole lungo la Sannen e la Ninnen Zaka fino di nuova al Maruyama park. Abbiamo anche il tempo per uno zuppone di udon e un’oretta di shopping a Teramachi.

Alle 19,30 treno e alle 21 siamo in aeroporto a salutare Chicca che rientra in Italia da sola. L’hotel a capsule prenotato non è proprio il massimo. Osaka ci restituisce un quartiere un pochino più umano … un po’ più sporco e losco (oddio ….)

Via a gambe quasi levate da Osaka verso Kurashiki. L’hotel è sulla stazione e il paesino è davvero piccolo e lo si gira tutto in un paio d’ore. Intorno al canale è rimasto il nucleo dell’800 dell’abitato molto ben tenuto. Ci concediamo anche il giretto in gondola. Peccato che alle 16 mi rimonti l’influenza e devo riparare in hotel dove mi aspettano altre 15h di letto e salto la cena … un vero peccato perché la gallery mi sembrava molto molto carina.

Mattinata di trasferimento vs Tokyo e piove, non potevamo chiedere di meglio per 5h di treno; becchiamo anche l’Okayama – Tokyo diretto senza cambio ad Osaka che ci concede quasi un’ora alla patisserie francaise. Collasso ancora un po’.

Ai japu ha preso la mania dei grattacieli e dei palazzoni e hanno rovinato tutti i centri storici. Ora che ci penso hanno rovinato pure Napoli con quel centro direzionale che non c’appizza niente, io lo bombarderei.

Ri-arrivati a Tokyo, super trafelati, bagagli mollati, ostello trovato (good value for money) metro presa e siamo al quartiere di Kappabashi; qui alle 17 dovrebbe chiudere tutto, ma in realtà ogni negozio fa un po’ come gli pare, tra le 17 e le 20. Sono di corsa, visito 5/6 coltellari per poi tornare a quello che mi ha chiamato. 160€ e passa la paura. E poi di nuovo al Kinimaron Gate, e di nuovo al mercato davanti al sensoji e di nuovo che bello tornare a Tokyo e peccato non averci altri 2 giorni. E allora sono le 19 ed è tutto chiuso … perché non torniamo a Shibuya ad immergerci nei neon e a rifare le foto? E così per puro caso forse facciamo anche la miglior cena del viaggio in un risto che a volerlo trovare è come un ago in un pagliaio.

Siamo pronti anche prima delle fatidiche 8.30. Colazione francese sotto terra oramai una costante e via verso Nikko prima con lo shinkansen e poi con una linea locale. Sempre puntuale, pulito, affidabile. Nikko è decisamente incastonata bene nelle montagne. E’ il primo luogo dove la stazione non significa palazzoni e grattacieli. I templi e il mausoleo del Tokugawa sono messi ad arte tra alberi secolari, ruscelletti, rocce. Tutto molto molto bello. Peccato per il tempio in fase di restauro, ma se ne riparla tra almeno 5 anni, doveva essere davvero imponente.

Pranziamo alle 16 dopo le foto di rito sul ponte rosso, siamo davvero stremati. Ci avanzano un paio d’ore a Tokyo che ci spariamo nel negozio di elettronica nel quartiere di Akihabara e ci scappa pure un grande massaggio su una tecnologicissima poltrona.

La monorotaia ci scarica direttamente nel salone delle partenze. Ultimo sushi dopo i raggi X e ultimi bagliori di un paese con una altissimo tasso di civiltà.

Tutte le foto del Giappone sono qui.

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