Non solo questione di gusti; l’educazione alimentare e la scelta di quello che mangiamo o non mangiamo sono radicati nella nostra cultura, tradizioni e nelle religioni. Anche se – come Italiani – mangiamo quasi tutto, tanti alimenti non ci sogneremmo mai di assaggiarli, come gli insetti.
La lista delle influenze culturali e religiose sugli alimenti è davvero lunga, per cui iniziamo questa “esplorazione alimentare” con i quadrupedi, partendo da non molto lontano: l’Italia è il primo paese al mondo per consumo di carne di cavallo, con circa 250 gr annui pro-capite l’anno. I secondi – i Francesi – ne mangiano meno della metà e i Tedeschi meno di un quarto. Ma provate a cucinare una fettina di cavallo al vostro amico John venuto a trovarvi in Italia dalla verde e piovosa Irlanda (ma anche da UK o USA): potrebbe costarvi addirittura una denuncia. La carne equina, nei paesi anglofoni, oltre ad essere un tabù alimentare è vietata per legge. Idem per il consumo di renna, molto diffuso invece in Svezia, Alaska e Groenlandia.
Il maiale, si sa, è vietato dalla religione islamica – anche da quella ebraica – così come quella di orso, animale onnivoro e quindi impuro. Le popolazioni arabe, tuttavia, non disdegnano il dromedario, la cui gobba è considerata una prelibatezza riservata ad occasioni speciali. In India mai si sognerebbero di mangiare una mucca, sia per un precetto religioso Hindu, sia perché considerate – anche da chi professa altre religioni – una seconda mamma ed un formidabile alleato dell’uomo nei campi.
In sud-america si fa un gran consumo di roditori; uno dei piatti nazionali Peruviani è il Cuy asado, ovvero ilporcellino d’India arrosto. Nelle zone amazzoniche, il paca e il capibara; quest’ultimo non proibito durante la quaresima in quanto descritto come un pesce dai primi colonizzatori. Anche in Gahna e nelle zone più povere del sud-est asiatico, i roditori locali rappresentano una fonte i proteine a buon mercato ed il loro consumo è la regola. E nel Regno Unito, se non immediatamente disponibili, è possibile ordinare degli scoiattoli presso il proprio macellaio di fiducia.
Per quanto riguarda i primati, se vi trovate in Congo, potrebbero servirvi un bonobo; e se foste invitati ad una cerimonia, nel piatto potreste anche trovare una leccornia locale: piedi e mani di gorilla! Peccato siano entrambi a rischio estinzione. Nelle isole più ad est dell’Indonesia, il consumo del cervello di scimmia è una regolarità … ricordate la scena di Indiana Jones?!
Capitolo a parte per cani e gatti: in Italia, toscani e vicentini sono “additati” come consumatori di gatti – pealtro, parecchio apprezzato un po’ ovunque nel mondo, in tempi di guerra e carestie. Per la salvaguardia del miglior amico dell’uomo ci hanno pensato le religioni: Islam, Ebraismo e Hinduismo proibiscono espressamente il consumo della carne del cane. In Europa e nelle americhe vincoli affettivi non lo fanno rientrare nella lista degli ingredienti, ma in alcune zone della Cina, in Corea e in Vietnam potreste ritrovarvelo nel piatto. Non a tradimento però: la carne di cane è considerata una prelibatezza e, in quanto tale, molto cara.
Qualche lettore ha mai infranto un tabù alimentare e ha voglia di confessarlo nei commenti?! Beh … io il Cuy asado, in Perù, l’ho trovato proprio buono!